Davide Cesari, Renato Biagetti, Nicola Tommasoli, Samb Modou, Diop Mor.
Cinque nomi che molti non ricorderanno e non sapranno collegare, al massimo qualcuno riconoscerà solo quelli dei commercianti senegalesi ammazzati pochi giorni fa, nel centro di Firenze, a sangue freddo e Smith and Wesson.
Metterli in ordine cronologico su un foglio di carta non ha un obiettivo funebre, è anzi un esercizio di memoria finalizzato a costruire una consapevolezza collettiva che chiuda spazio ai fascismi che serpeggiano in tutta l’Europa attraversata dalla crisi economica.
Solo in Italia negli ultimi 8 anni sono state uccise 5 persone da appartenenti e simpatizzanti di organizzazioni neofasciste come Forza Nuova (che vorrebbe aprire una sede nella nostra città) e Casa Pound. Potremmo anche citare le violenze dei gruppi neonazisti dell’est Europa o gli omicidi del Kebab tedeschi (9 commercianti di origine turca uccisi negli ultimi 10 anni), ma il problema è ben più generale e attraversa grandi strati della società.
In primo luogo, per quanto avvenuto a Firenze, pensiamo che debbano fare ammenda tutti quei “liberi” giornalisti e intellettuali pronti astracciarsi le vesti in difesa della libertà di parola per Casa Pound e i neofascisti
Abbiamo rifiutato di sederci e parlare con Forza Nuova di fronte ad una telecamera, non per rancore o mancanza di spirito democratico, ma perché abbiamo la memoria, non cancelliamo il passato con un cambio di canale e non riconosciamo come interlocutore chi ha nostalgie per la Repubblica di Salò e il Terzo Reich. Il massacro di Firenze però ci porta oltre, al campo rom di Torino dato alle fiamme per esempio. Ma le domande che ci pone vanno ben oltre a pochi invasati delle teorie hitleriane, feticisti delle camere a gas, questi non sono altro che l’avanguardia di un razzismo sempre più spontaneo e diffuso.
la totalità dell’arco parlamentare, la stessa che ha consegnato il paese agli interessi del Fondo Monetario Internazionale e dei grandi capitali stranieri,ha istituito, con pacchetti sicurezza locali e nazionali o leggi contro l’immigrazione, un razzismo
istituzionale.
La realtà viene così ribaltata: quelli che stanno peggio di te diventano il pretesto su cui scaricare il peso di una vita precaria, della mancanza di diritti, della privatizzazione dei servizi. Da quando è scoppiata la crisi economica poche persone stanno facendo enormi profitti, non scappano dalle guerre dell’africa, non vivono in un campo rom, non commerciano in strada. Firenze ci ha mostrato che i fascisti ci sono ancora, che uccidono e che non si possono banalizzare le resistenze ai loro tentativi di radicamento con articoli che parlano di “antagonisti” o “guerre tra
bande”.
Come prima cosa chiudiamo le sedi fasciste, non concediamogli spazi, ma non basta, gran parte del lavoro è sulle spalle di tutte e tutti, è un lavoro quotidiano, ogni luogo deve essere liberato se non vogliamo vedere orrori che pensavamo fossero passati.
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