Se non li conoscete (guardateli un minuto)

fnBreve cronaca del tentativo di assalto neofascista alla manifestazione di Arcigay.
Domenica 10 febbraio a Mantova si è tenuta la manifestazione nazionale di Arcigay per promuovere i diritti delle coppie omosessuali. Sul prato del castello di San Giorgio si sono radunate oltre duecento persone e sono stati celebrati dei matrimoni simbolici di coppie omo ed eterosessuali. L’evento è stato rovinato da un tentato assalto da parte dei fascisti di Forza Nuova e dai naziskin locali. Sui media se ne è parlato in modo frettoloso : con questo breve testo vogliamo fare controinformazione per spiegare cosa è realmente successo.
Il giorno prima, sabato 9 febbraio, Forza Nuova aveva tenuto un banchetto elettorale forte delle solite quattro facce del movimento mantovano; al contempo ad un paio di giovani studentesse, fuori da un istituto scolastico cittadino, erano stati tolti di mano con fare minaccioso i volantini sul presidio antirevisionista del comitato antifascista.
All’inizio della manifestazione di Arcigay girava già l’informazione che ci fossero in giro alcuni estremisti di destra vestiti di tutto punto con bomber e anfibi: di questo erano state subito informate le Forze dell’ordine presenti. Davanti al castello c’erano diverse coppie adulte, ma anche diversi bambini e anziani.
Dopo i saluti delle varie associazioni è avvenuta la provocazione.
Intorno alle 11.10 dal ponte di San Giorgio si sono sentite arrivare urla sguaiate e rumori di scoppi. Poco dopo è apparsa una ventina di fascisti con striscioni, petardi e fumogeni intenti ad inveire contro i matrimoni gay che, indisturbati, hanno marciato da Campo Canoa al castello di San Giorgio.
In un primo momento la polizia era totalmente assente.
[Una testimone che ha sentito i cani sul lungolago e sulla ciclabile del ponte di San Giorgio abbaiare impauriti per gli scoppi dei petardi, ha prontamente telefonato alla polizia che le ha detto che era “tutto sotto controllo”]
Dalla manifestazione di Arcigay si sono prontamente staccati alcuni cittadini e alcuni attivisti che sono andati a fronteggiare il gruppo di provocatori fascisti per tenerli lontani dal luogo dell’evento e proteggere adulti e bambini che erano sul prato. La manifestazione è andata avanti e un applauso forte alle parole del presidente di Arcigay ha coperto le urla del manipolo di fascisti.
Ribadiamo che, diversamente da quanto riportato dai media, solo DOPO un paio di minuti sono arrivate le prime FF.OO. a tenere divisi i due gruppi e fare arretrare i fascisti fino al rondò del lungolago.
Due minuti in cui poteva succedere di tutto.

Da lì in poi non c’è stata la rituale “bonifica” della situazione che prevede che vengano prontamente allontanati e dispersi i contestatori – che invece continuavano a lanciare petardi grossi e accendere fumogeni mentre le auto continuavano a passare alle loro spalle-, ma le poche FF.OO. presenti hanno solo fatto una piccola barriera dando le spalle ai fascisti e cercando di contenere la rabbia dei manifestanti contro di loro.
(Vedi video di Mantova24)
e r pTra i venti figuravano diverse facce note: tre neonazisti della Bassa con in mano il loro striscione firmato “Extrema Ratio”-una delle sigle del neonazismo mantovano-, e un altro paio di mantovani. La rivendicazione dell’accaduto è di Forza Nuova Milano, ma alcuni dettagli parlano “veronese”.

La prima domanda viene naturale: com’è possibile che una ventina di squadristi abbia avuto il tempo e modo di organizzare l’assalto senza che nessuno ne avesse “sentore” e che abbiano potuto marciare dal parcheggio di campo canoa (dove avevano parcheggiato anche diverse coppie gay) fino al prato del castello indisturbati?
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Al contempo c’era un’altra minaccia: dall’altro lato del castello, proprio sotto alla corona di fiori per i caduti delle foibe, si era radunata una decina di naziskin, anche questi più o meno noti del giro “Mantova Skinheads / Extrema Ratio” che osservavano da lontano la manifestazione di arcigay e la provocazione dei loro camerati.
Anche qui solo qualche minuto dopo, l’arrivo delle volanti ha spinto i fascisti ad allontanarsi.

In serata uno dei nuovi coordinatori di Forza Nuova, rampollo di una storica famiglia di produttori di biciclette, ha diramato un comunicato sull’accaduto definendo l’assalto una “semplice protesta” contro i matrimoni gay che non ha nulla a vedere con l’omofobia.
Loro non sono omofobi, dicono.
Allo stesso modo, Extrema Ratio ha diffuso un comunicato in cui dice di sostenere FN Milano che ha organizzato la pagliacciata (“ma non la sezione mantovana”); i naziskin presenti al cippo delle foibe sarebbero sempre di extrema ratio e avrebbero presidiato lo stesso insieme ad un “magico” pullman di profughi istriani.

Sono state annunciate denunce contro i fascisti, ma questo non toglie che qualcosa sia andato storto nella gestione della piazza e che alcuni fatti rimangano inspiegabili.
Allo stesso modo occorre rivolgersi agli amministratori politici: un sindaco che ha concesso sale ai fascisti, che ha provato a giocare agli opposti estremismi e che non ha speso parole importanti per la manifestazione di arcigay, ha potuto vedere chi rappresenta realmente un problema per la sicurezza di Mantova. Insieme a lui va interrogato anche il solito consigliere padano che con naziskin e fascisteria varia va a braccetto o li usa direttamente come manodopera.

Il fascismo è fuorilegge,
lui e chi lo protegge.

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Manifestazione antifascista a Mantova: no nazi in my town!

Sabato 17 novembre ore 15:30
piazzale della Stazione dei Treni di Mantova

Mantova è antifascista e rifiuta la violenza squadrista, la paura del diverso e l’odio montato ad arte per fini elettorali. Per questo motivo denunciamo con forza i fatti avvenuti lo scorso 20 ottobre quando alcuni ragazzi che gravitano attorno agli ambiente dell’estrema detra mantovana si sono introdotti all’interno dello Spazio dsociale La Boje devastando il suo interno. Gli autori di questa aggressione sono gli stessi che imbrattano muri con svastiche e insulti ai partigiani, sono gli stessi ragazzi coccolati e coperti da alcune frange della destra istituzionale e dell’informazione locale. Mantova è antifascista solidale e aperta e vogliamo dirlo con forza, alla luce del sole, in piazza, tutti insieme.

– contro gli episodi di violenza, di intimidazione e di vandalismo da parte di personaggi di estrema destra;
– contro le idee xenofobe e fasciste che cercano di radicarsi in città:
– contro le connivenze tra istituzioni, politicanti e associazioni neofasciste che contribuiscono a creare un clima di legittimazione per episodi di questo tipo;

MANTOVA E’ ANTIFASCISTA: NESSUNO SPAZIO PER LORO

– per l’antifascismo come valore fondante della nostra società
– per una consapevole cultura della Resistenza, la Liberazione è un esercizio quotidiano!
– Per la difesa della multiculturalità, delle minoranze e di tutte le persone oppresse dal sistema
NON STIAMO A GUARDARE: NO NAZI IN MY TOWN

-Comitato Mantova Antifascista Antirazzista-

 

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Assemblea cittadina per parlare di razzismo e sicurezza

Ad un anno dalla nascita, il comitato MANTOVA ANTIFASCISTA ANTIRAZZISTA propone un’assemblea per discutere insieme di sicurezza e razzismo.

GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE
@ sala Isabella D’Este, via Giulio Romano
ORE 21.00
(Pagina Facebook dell’evento)

Ad un anno dalla concitata nascita del comitato Mantova Antifascista e Antirazzista, riteniamo doveroso riprendere i fili della lotta ai fascismi e ai razzismi, aprendoci alla città, per tre semplici motivi.

In primo luogo ci sembra importante segnalare la vitalità di un comitato che rappresenta un caso unico nella storia politica cittadina degli ultimi decenni. Sappiamo che l’attività costante fatta di presentazioni di libri, presidi e riunioni bisettimanali fa meno spettacolo degli scontri con la polizia. La vera notizia però è proprio questa: nonostante l’antipolitica e il qualunquismo generalizzato, decine di persone molto diverse tra loro si incontrano costantemente da più di un anno senza alcun desiderio di ottenere visibilità nel mercato elettorale. In questo anno il comitato è stato luogo eterogeneo e aperto, formato da militanti, attivisti e semplici cittadini, che è nato in risposta ad un chiaro episodio di razzismo politicamente motivato.

Uno spazio di discussione, approfondimento e azione che vuole monitorare e smacherare le intolleranze contro i soggeti più deboli presenti nel territorio mantovano. In seconda istanza vorremmo presentare nell’assemblea di giovedì prossimo, una traccia delle attività che vorremmo organizzare nei prossimi mesi. Alcune non si sono concretizzate l’anno passato per limiti di tempo, altre purtroppo sarà la cronaca a suggerircele, altre ancora vorremmo che emergessero durante l’ assemblea di giovedì. Lo spirito di base rimane quello con cui il Comitato nasce: affiancare alle iniziative aggregative e culturali nei quartieri della città, approfondimenti storici, economici e politici sia sul passato, continuamente revisionato, che su un presente che, di fronte alla crisi, sembra non voler fare tesoro degli errori commessi.

L’odio anti-tedesco o anti-greco fomentato dai nazionalismi economici, il partito nazista Alba Dorata che, coperto dalla polizia, in Grecia organizza pestaggi contro gay, disabili e migranti e l’emergere di partiti xenofobi in diversi paesi europei sono solo uno dei conti che la crisi economica e le risposte politiche a questa stanno presentando. Ci piacerebbe che queste iniziative e attività andassero a costituire, passo dopo passo, durante l’anno, una spinta larga e dal basso alla costruzione di un 25 aprile cittadino che non sia un’ingessata commemorazione, ma un appuntamento del presente per cambiare il futuro.

Infine la tavola rotonda di giovedì 27 settembre vorrebbe dare un contributo alla città su questioni che mostrano sempre, senza nessuna offesa e presunzione, un livello del discorso molto basso. Riteniamo infatti che sia necessario fare chiarezza e fornire elementi di ragionamento e approfondimento sulle tematiche securitarie, che trovano l’epicentro della retorica politica razzista nella zona della stazione ferroviaria cittadina. Lo scopo non è quello di sottovalutare alcuni episodi con una retorica buonista, ma di fornire strumenti per leggere i problemi di questa zona di Mantova, usati da consiglieri comunali e gruppi apertamente neonazisti per fomentare odio contro il diverso o speculare elettoralmente. Per fare un esempio, ci sembra ridicolo costruire tigri di carta e chiamarle “emergenza sicurezza” riducendo il tutto alla concentrazione di ristoranti di kebab.

Spesso legata alla zona della stazione è la situazione dei profughi che un anno fa sono arrivati dopo la guerra in Libia. Nonostante l’impegno di molte persone nell’aiutarli, cercando di farli vivere in modo dignitoso, molti hanno preferito parlarne solo per aizzare l’odio verso l’uomo nero, per strutturare una facile propaganda politica, per attaccarli quali “spese inutili”, senza considerare le loro storie umane. Il vuoto legislativo dell’Italia sullo stato da rifugiato, le rigidità populiste dell’ allora ministro Maroni, che in quel modo pensava di ripulire l’ immagine della corrotta Lega Nord, e le speculazioni imprenditoriali hanno reso a tratti impossibile un’esistenza accettabile nel nostro paese per persone arrivate in cerca di aiuto.

Dal 31 dicembre questa situazione rischia di peggiorare poiché i profughi che oggi sono “ospiti” in città vedranno scadere il loro permesso per richiedenti asilo, e con esso ogni minimo diritto garantito. Vorremmo in primo luogo fare chiarezza sulla situazione legislativa e approfondire con un legale dell’associazione antirazzista Meltin’Pot lo scenario che dovremmo affrontare tra pochi mesi. Ma soprattutto ci preme fornire ai profughi un luogo dove possano parlare in prima persona di cosa hanno dovuto affrontare in questo anno e mezzo. Proviamo, per una sera, a guardare la realtà dai loro occhi, a capire cosa vogliono, andando oltre gli articoli sensazionalistici che li dipingevano come viziati quando, pochi mesi fa, hanno protestato sotto la Questura, stufi di essere trattati come animali.

Capire e conoscere può essere un primo passo per costruire una rete cittadina in loro sostegno, un luogo di solidarietà e complicità che possa evitare possibili tragiche conseguenze della scadenza dei pochi diritti di esistenza forniti a loro in questi mesi. Giovedì 27 settembre vuole essere una data di rilancio, e non di arrivo, per un percorso di mobilitazione spontaneo e concreto: combattere i fascismi e i razzismi – in un periodo di crisi economica e sociale come questo – significa mantenere e difendere una dignità che è e deve essere di tutti. Significa, in due parole, restare umani.

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Chiudere casapound, Parma è antifascista e non si ferma

L’antifascismo parmigiano scende in strada contro casa pound. Nella giornata di sabato 30 giugno 2000 i partecipanti al corteo. Da più di 3 anni il “Comitato Antifascista Montanara“ promuove iniziative pubbliche per contrastare la presenza del gruppo neofascista in città.

“La sede di Casa Pound deve essere chiusa subito“. Con questa parola d’ordine il corteo antifascista, composto da 2000 persone fra militanti antifascisti, sindacati di base, associazioni, alcuni partiti, fra i quali, rifondazione comunista, pcl e qualche consigliere comunale del M5S, si è mosso per le vie della città, partendo proprio dal piazzale Montermini, quartiere Montanara, luogo degli scontri del 12 maggio, quando i neofascisti assaltarono il Circolo Arci Minerva. Già in quell’ occasione gli antifascisti parmigiani diedero una lezione ai militanti di casa pound. Gli antifascisti tornano nuovamente in strada con un corteo molto partecipato che non lascia ambiguità di sorta: fuori i fascisti dalle città, casa pound deve chiudere.

Promossa dal “Comitato Antifascista Montanara“, il corteo si dirige verso la sede dei neofascisti che per l’occasione hanno preferito tenere chiusa. Ingente lo schieramento di forze dell’ordine, tra carabinieri, polizia e agenti della Digos a protezione della sede di casa pound dai militanti antifascisti, i quali hanno concluso la manifestazione in piazzale Barbieri di fronte al monumento alle Barricate antifasciste del 1922.

Articolo da Infoaut , foto da Informati!Mantova

 

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Aggressione fascista all’Arci Minerva di Parma. Fuori Casapound dai quartieri!

Sabato scorso, a Parma, un nutrito gruppo di persone riconducibili a CasaPound ha aggredito il circolo Arci Minerva, nel quartiere Montanara, sotto lo sguardo (nei loro confronti) protettivo  e accomodante delle forze dell’ordine. Riportiamo qua sotto il comunicato dei compagni di Parmantifascista, dove viene riportata l’intera dinamica degli eventi: ovviamente molto diversa da quella riportata dai quotidiani, ormai vere e proprie veline delle questure.

Sabato 12 maggio alcuni gruppi della Parma Antifascista si sono riuniti nel quartiere Montanara, al fianco del Comitato Antifascista, perché, fin dal primo pomeriggio, inaspettatamenente, gli abitanti hanno trovato le vie limitrofe alla sede di CasaPound presidiate da camionette e volanti della polizia; una situazione di militarizzazione che non è sicuramente facile da sopportare e che in quartiere si è già presentata più volte a causa della presenza della sede fascista. Già immaginiamo la prevedibile risposta dei camerati: questo disagio è provocato dalle contestazioni continue della Parma Antifascista; ma se l’antifascismo è un valore riconosciuto dalla Costituzione, altrettanto riconosciuto e legittimo dovrebbe essere il dissenso verso chi si dichiara fascista oggi e la volontà popolare di quanti hanno, sin dalla prima comparsa del gruppo in città, sempre svelato la vera natura dei “fascisti del terzo millennio”. Natura che sabato si è finalmente dimostrata nella sua interezza.

E’ da quando è arrivata la sedicente associazione che il Comitato si è fatto portavoce del disagio dei residenti nel dover sopportare la provocatoria presenza dei fascisti nel quartiere, un quartiere da sempre legato ai valori dell’antifascismo e della condivisione pacifica. Pensiamo che la volontà popolare dovrebbe essere accolta e presa una volta per tutte in considerazione, non risolta con la militarizzazione. Una militarizzazione che tra l’altro ha sempre avuto lo scopo di proteggere chi dovrebbe essere dichiarato fuorilegge. Questo è un primo enorme paradosso: le forze dell’ordine, funzionari di questo stato che si dice antifascista, invece di difendere gli abitanti del quartiere, difendono un manipolo di neofascisti. E’ un paradosso, ma non ci stupisce: è una brutta storia che dura dagli anni 70, quella delle simpatie fasciste all’interno dei corpi di polizia e la connivenza con diversi apparati dello stato. Questa consapevolezza ci ha portato ad assumerci la responsabilità di difendere e praticare in prima persona una vigilanza costante per una città libera da forme di fascismo e razzismo; antifascismo e antirazzismo, due valori cardine per una convivenza pacifica e libera tra le persone. Lo spazio concesso ai fascisti in questo senso non è solo vergognoso ma anche provocatorio.

Ci preme chiarire che la militarizzazione è iniziata prima dell’arrivo dei rappresentanti del Comitato e che le provocazioni da parte dei fascisti sono iniziate ben prima dell’attacco dei circolo Arci Minerva. Questo è un secondo paradosso: gli abitanti avevano chiesto ai responsabili delle forze dell’ordine di scortare i fascisti fuori dal quartiere al termine della loro iniziativa, al fine di evitare provocazioni in quartiere, per garantire la sicurezza di tutti i residenti. Anche in questo caso, i tutori dell’ordine hanno invece preferito caricare le persone che si stavano riunendo in solidarietà al Comitato Antifascista e permettere ai fascisti di girare liberamente per le vie del quartiere.

E qui, smentiamo quanto riportato dalla stampa e dai dirigenti della polizia: le forze dell’ordine non si sono MAI allontanate dal quartiere, avendo sempre la situazione sott’occhio; in via Carmignani, dove vi è la sede del Circolo Arci Minerva, sostavano i funzionari della Digos che hanno permesso ai fascisti, armati di tutto punto (catene, cinghie, tirapugni, cutter, bottiglie…) di arrivare fino a pochi metri dal circolo. Non è assolutamente accettabile che le forze dell’ordine abbiano permesso l’attacco di un locale pubblico di quartiere, mettendo in pericolo gli avventori e tutti gli abitanti della via. L’attacco è stato respinto sia dagli antifascisti ancora lì presenti che da molti ragazzi del Circolo Arci Minerva, a cui diamo tutta la nostra solidarietà. Questa resistenza ha impedito che i fascisti arrivassero nel locale e ha tutelato tutte le persone che, impaurite vi si erano rifugiate all’interno. Ci dispiace che l’ospitale Circolo Arci abbia dovuto sopportare una simile situazione, e nei prossimi giorni ci attiveremo per qualsiasi necessità di cui il circolo abbia bisogno.

Durante questo attacco, i dirigenti lì presenti si sono semplicemente limitati ad osservare la scena; le camionette e i celerini sopraggiunti dopo, si sono schierati DIETRO i fascisti, preparandosi ad attaccare chi invece stava di fatto difendendo il circolo. Lo schieramento dei celerini ha ovviamente fatto arretrare tutte le persone a difesa del circolo.

E non è tutto: con rabbia abbiamo osservato tutti i poliziotti farsi da parte per concedere la libera via ai fascisti che si sono allontanati con le mani alzate, si, ma ancora armati di tutto punto. Per questo ci chiediamo che senso abbia la perquisizione della sede dei fascisti all’una di notte, quando i responsabili dell’attacco erano a due passi dai poliziotti mentre lo portavano in atto. Si tratta chiaramente di un pro-forma, che non serve però a giustificare l’operato delle forze dell’ordine. Le forze dell’ordine dovrebbero scusarsi con i gestori del Circolo Minerva e con l’intero quartiere per questa gestione connivente della giornata di sabato.

Molti residenti hanno visto sotto i loro occhi cosa è successo e l’intero andamento dei fatti in via Carmignani; l’unica cosa che può consolarci è che agendo in questo modo i fascisti si sono svelati interamente per quello che sono e non hanno fatto che inimicarsi ancora di più il quartiere Montanara e l’intera città.

Vista la gravità di quanto accaduto, nei prossimi giorni saranno prese tutte le iniziative per denunciare l’attacco fascista, la vergognosa gestione della polizia e per fare in modo che si arrivi una volta per tutte alla chiusura definitiva della sede fascista.

Parma, 14 maggio 2012

Parmantifascista

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Diamo una mano di bianco ai fascismi!

Il comitato Mantovantifascista il 21 aprile, pochi giorni prima della Festa della Liberazione, ha deciso di onorare la festa cancellando dai muri della città le scritte innegianti al fascismo e al nazismo. Qui il comunicato dell’iniziativa.

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25 Aprile: la festa siamo noi!

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L’Istituto Luce non è più quello di una volta.

Solo pochi settimane fa avevamo smascherato le faccette nere di Mantova, il gruppetto di attivisti di estrema destra del mantovano (perlopiù della bassa) che si stavano ri-presentando nel capoluogo, ripuliti dai soliti riferimenti neonazisti, nelle vesti di una “associazione culturale giovanile” dal nome Extrema Ratio (quilapprofondimento del comitato). Ottenuta una sala pubblica dall’amministrazione Sodano che toglie e concede sale ai neonazisti a piacimento, gli attivisti dell’associazione hanno creato un evento sul degrado/sicurezza. I “ragazzi” all’evento, per dimostrare che sono apolitici e legati solo all’amore per la comunità, si sono portati un dirigente di Forza Nuova e, guarda caso, pure Terminator De Marchi, il consigliere che ormai non è benvoluto manco nella sua coalizione. Il pezzo clou dell’evento è stata la proiezione di un documentario. Tralasciando ogni commento sulla qualità “tecnica” del prodotto video, che riassumiamo nel titolo dell’articolo, forniamo una “guida” alla visione di questo capolavoro della propaganda littoria.

Il video si apre con una immagine dello skyline di Mantova in fiamme: non per gli incendi dolosi del Parco del Mincio o per i problemi ambientali del polo chimico o ancora per le infiltrazioni mafiose della criminalità organizzata, ma per una “emergenza criminalità” che si concentrerebbe tutta nella zona della stazione ferroviaria e che sarebbe causata da kebabbari, clienti di kebabbari, “finti” profughi e via così.
Il conduttore del documentario è uno dei bravi ragazzi dell’associazione (vedi foto): ex candidato per la Lega Nord a San Benedetto Po, non ha mai nascosto il suo credo fascista nella musica e nell’attivismo politico; dall’emozione di realizzare il video non si ricorda le parole e legge l’introduzione da un foglio con fiero sprezzo dell’italica sintassi. Si parla di una città in balìa di orde di barbari che non si sono integrati ma a corredo delle parole vengono fornite immagini di migranti di passaggio in zona, di alcune donne con le borse dello shopping e le gradinate della stazione semivuote. Date le eccezionali circostanze, spiega il conduttore nell’introduzione, Extrema Ratio ha voluto raccogliere le voci di chi vive ogni giorno sulla propria pelle quella situazione: segnatevi questa frase perché ne vedremo delle belle.
Al minuto 2.00 la prima intervista: un barista della zona che da anni lavora lì e che si lamenta del degrado degli ultimi anni. Suona strano che il primo intervistato, che fornirà anche altri contributi, sia il padre del conduttore del documentario, forse è soltanto un caso.
Subito dopo appaiono le prime schermate dei quotidiani locali: vengono presentati i titoli sensazionalistici che dipingono scenari di guerra, le cui date denotano una cadenza poco frequente, al più mensile, e che calcano la mano sulla etnicizzazione dei reati: non si sono stati casi di scippi, rapine o peggio, ma di risse e ubriachezza, fenomeni significativi che popolano anche la movida del parallelo Corso Vittorio Emanuele anche se questo questo, ovviamente, non fa notizia.
Al minuto 3.00 viene intervistato un tassista della stazione: dice di vedere che c’è ubriachezza e qualche situazione difficile ma che la sua categoria nonè mai stata colpita da atti criminosi anche se, secondo lui, è solo questione di tempo.
Al minuto 4.00 entra in scena il proprietario del negozio Fantasy che, stimolato da una domanda (anche questa grammaticalmente “ardita”) che contiene più di una risposta, spiega che mettere troppi negozi etnici vicini crea problemi anche perché, essendo di nazionalità diverse, si rischia che nascano “rivalità” tra i gestori (una risposta sincera ma che merita il premio per la più fantasyosa). Più avanti nel video parlerà di risse continue come se parlasse di scontri tra elfi e orchetti.
Uno dei momenti “clou” del video arriva al minuto 7.00 quando viene intervistato un giovane che, così dice, passa spesso di : a guardarlo bene pare, che caso, proprio un ragazzo di Cerese, dalle note simpatie neonaziste, bassista della band nazi-rock del conduttore del documentario; è infatti l’unico che dà risposte precise e, sebbene demagogiche, con una chiara impronta politica. Nella foto si può vedere la coppia del video ritratta in un momento “da bravi ragazzi”.
All’ottavo minuto entra in campo la proverbiale “anziana impaurita”: forse sbagliamo ma  sembra proprio la nonna del conduttore del video. Gli fa eco il barista-papà che dice che ha visto risse e scambi di droga.
Al minuto 11.00 scende in campo il presidente dell’associazione: giovane naziskin della bassa con un curriculum di provocazioni bello ampio e che ricordiamo nella immagine a fianco mentre, all’interno di una festa per raccogliere fondi per il terrorista Concutelli, gioca al lancio del tronco con i camerati (sembra uno stereotipo da sketch di Caterina Guzzanti ma è proprio così…). Il presidente racconta che volevano intervistare la proprietaria della tabaccheria “la casa della pipa” ma che la signora, già nota per le raccolte firme anti-degrado, “è esasperata dalla situazione in cui non viene fatto nulla per i cittadini” (lo dice lui con parole sue, non lei).
Subito dopo il barista, in un’altra clip, fa anche un paio di proposte: più illuminazione e più presenza delle forze dellordine; niente di nazista, niente espulsioni di massa come sognano i ragazzi che, nello sguardo del presidente, probabilmente ci sono pure rimasti male.
Al minuto 14.00 (e riprese) fa il suo ingresso in scena Luca De Marchi della Lega Nord: mentre il video sembrava una critica alla gestione dell’ordine da parte dell’amministrazione comunale, da questo momento in poi parte lo spot-elettorale gratuito per il consigliere padano (già riferimento politico della raccolta-firme organizzata, guarda caso, dal green bar e dalla casa della pipa). A parte la sua entrata in scena nel documentario De Marchi non dice nulla di nuovo: la colpa è dei troppi kebabbari e della politica del sindaco Sodano.
Al minuto 15.00 (e seguenti) viene intervistato Mauro Capuccetti di Rifondazione: in seguito si è appurato che gli skin si sono presentati come giovani della parrocchia all’anziano dirigente per fargli qualche domanda che, poi, è stata rimontata ad hoc, come dimostrano i malcelati tagli nel montaggio.
Le interviste del “quartiere” finiscono qui: a parte il fatto che hanno intervistato solo i negozianti italiani più compiacenti, mancano proprio le “voci” dei proprietari/dipendenti dei take away cosiddetti “etnici”.

Il resto del video poi si concentra sul tema profughi: non c’è un approfondimento su di loro, sulla loro provenienza e la loro paradossale condizione giuridica attuale di “non-esistenti” ma solo parole in libertà, con argomentazioni da bar e dati sballati, con risposte che vanno dal ragazzino che in modo innocuo dice beh servirebbe un posto sicuro dove farli stare fino a completi deliri sulla loro in-occupazione o il fatto che mangiano pane a tradimento.
Al minuto 19.00 uno degli intervistati, un Quistellese, dice una cosa condivisibile, cioè che i “profughi” dovrebbero potersi mettere al lavoro, per esempio del comune, per pagarsi il vitto e alloggio: il guaio è che per il loro status attuale loro non sono “niente”, hanno il divieto di lavorare in questo paese ed è anche per questo che poco più di un mese fa sono scesi in piazza a Mantova, solo che “Extrema Ratio” tutto questo non lo spiega perché sennò la loro propaganda non avrebbe più appigli. Il rappresentante del “comitato” di Bagnolo resta un interrogativo: da un lato sembra il più legalitario e contro la presenza di migranti/profughi ma mentre parla poi se la prende, sconsolato, con la burocrazia statale e con diverse altre cose.

Un materiale di propaganda alquanto scadente: interviste pilotate con amici, camerati e parenti, spot elettorali per il solito De Marchi e tanto qualunquismo. Pochi dati e nessun approfondimento con professionisti del settore. Dalle risposte meno “telefonate” emerge un senso di insicurezza, quello sì, realistico di cui la politica si deve occupare al più presto. Le situazioni di disagio e di scollamento sociale devono essere affrontate con serietà dalla politica: serve un ripensamento generale che va dalla creazione di presìdi sociali stabili fino alla più semplice illuminazione; un lavoro politico culturale che è mancato per anni e che, nella sfiducia, ha lasciato campo libero alle vigliaccate di propaganda, malriuscite, di quattro fascistelli e di qualche camerata cresciutello.

(Non ce ne vogliano i camerati di Extrema Ratio che poi minacciano di querela chi li etichetta come fascisti: anche Hannibal Lecter potrebbe presentarsi come vegetariano ma non è detto che siano tutti disposti a credergli )

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25 Aprile: la Liberazione è un esercizio quotidiano

Il 25 aprile si celebra il giorno di Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista. E’ una data fondamentale per tenere vivi e intatti quei valori su cui si basa la stessa Costituzione italiana, che è alla base della nostra democrazia. E’ dunque una data che va ricordata prima di tutto da chi, proprio grazie ai principi della democrazia, è chiamato a guidare e amministrare il paese e la città. Sorge dunque spontaneo chiedersi come mai il Sindaco del comune di Mantova abbia nuovamente concesso spazio in una sala pubblica, e dunque legittimità politica, ad un’associazione che non nasconde di ispirarsi a quei perversi principi xenofobi e fascisti che proprio la Resistenza ha combattuto e sconfitto, permettendo all’Italia di potersi definire un paese libero e democratico. Proprio per la carica istituzionale che ricopre, il Sindaco è il primo responsabile di qualsiasi atto di legittimazione verso qualsivoglia associazione e/o organizzazione politica.

E proprio per la carica istituzionale che ricopre, egli non poteva in nessun modo permettere che l’associazione Extrema Ratio – apparentemente una semplice associazione culturale, ma in realtà composta e animata da individui facilmente riconducibili alla destra neofascista, come dimostrano svariati documenti e testimonianze – ottenesse di utilizzare una sala di proprietà del Comune. Allo stesso modo, avrebbe dovuto evitare di concedere la stessa sala il 23 settembre scorso al partito di Forza Nuova, ossia un partito che viola costantemente le disposizioni della Legge Mancino contro le discriminazioni razziali e etniche, un partito il cui leader Roberto Fiore è stato condannato per organizzazione sovversiva e banda armata, un partito che promulga ideologie apertamente neo-fasciste e razziste. Tuttavia, ciò è successo.

Anche in occasione della discussione in consiglio comunale sull’assegnazione della borsa Spadini tenutasi il 16 aprile, l’amministrazione ha vergognosamente scelto di stare dalla parte della riabilitazione dei gerarchi fascisti. Ci chiediamo allora come possa il Sindaco vestire i panni di rappresentante delle Istituzioni e commemorare in veste ufficiale una data e una memoria che lui stesso ha contribuito a calpestare con il suo operato. In quanto antifasciste e antifascisti, ci rifiutiamo di partecipare silenziosamente a quella che si rivela un’ipocrita passerella per chi dimostra di non avere minimamente a cuore i princìpi che gli permettono di rivestire la carica per cui è stato eletto: la Liberazione è un esercizio quotidiano, e non una ricorrenza da calendario.

Proprio perchè se si è antifascisti, si è antifascisti sempre, il Comitato Mantova Antifascista ha deciso di organizzare due importanti appuntamenti con cui onorare e difendere concretamente la memoria della Resistenza e della Liberazione. Sabato 21 aprile percorreremo le vie della città con vernice e pennello, per cancellare le ingiustificabili scritte a sfondo razzista, sessista e xenofobo che imbrattano non solo i muri della città, ma soprattutto la dignità e la memoria di tutti coloro che si sono opposti e si oppongono alle derive (neo)fasciste di ieri e di oggi; mercoledì 25 aprile organizzeremo un nostro momento di festa e commemorazione della Liberazione, a partire dalle 10 in piazza Mantegna: sarà la vera occasione per rendere omaggio a chi ha dato la propria vita per liberare il paese dall’oppressione nazifascista, oltre che il momento in cui chiunque si senta antifascista potrà partecipare ad una vera festa di Liberazione, e non a una ingessata e ipocrita cerimonia in cui cravatte e frasi di circostanza la fanno da padrone.

Comitato Mantova Antifascista

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Faccette nere

Negli ultimi dieci anni Mantova ha registrato un fenomeno curioso: nella marginalizzazione dei partiti di estrema destra sono nate e morte diverse sigle che hanno provato a costruire un radicamento giovanile neofascista, in diversi casi cercando di nascondere la matrice più marcatamente politica. Dall’associazione Terra e Popolo all’entrismo in Fiamma Tricolore, dalla scissione di Blocco Studentesco al gruppo Mantova Skinheads, dalla fanzine de l’Intollerante al tentativo di ricreare una Casapound mantovana fino all’ultimissima trovata: una associazione culturale “apolitica”, Extrema Ratio. Erano in pochi anni fa e, con un naturale ricambio generazionale, sono ancora oggi un gruppetto di ragazzi perlopiù della bassa mantovana e dell’hinterland. Sul loro sito non c’è nessun riferimento a fascismo/nazismo ma, anche alla voce “chi siamo”, sembra sia stata operata una forzatura nell’omettere tutto il frasario neofascista che invece non nascondono su altre pubblicazioni.
Il loro tornare sulla scena è altrettanto curioso: ad un anno dai volantini “contro il degrado e contro le moschee” in zona stazione (il cui testo è apparso poi come volantino di Forza Nuova un mese dopo), in cui nel frattempo hanno prodotto scritte sui muri della città inneggianti all’odio razziale, al fascismo e ad un imprecisato “anticomunismo”; in forma privata hanno inoltre organizzato una festina estiva di autofinanziamento per sostenere l’ex terrorista nero Concutelli nel suo ergastolo.
Dopo mesi di silenzio le faccette nere ci riprovano dunque presentandosi ripuliti come “associazione culturale” e organizzando un evento in una sala pubblica in cui discutere di “degrado e sicurezza”. Viene da chiedersi perché un gruppetto di neofascisti della bassa e dell’hinterland abbia così a cuore la zona della stazione ferroviaria del capoluogo, la risposta è semplice: per provare a raccogliere qualche simpatizzante occorre pescare nel malcontento e nella paura, fomentandola se caso; un gioco che ha fruttato molto alla Lega Nord in passato e che i ragazzi sperano di ripetere (così ha provato a fare anche Forza Nuova mesi fa). La delicata situazione dell’area della stazione merita attenzione, ma soffiare sul fuoco dell’intolleranza, dipingendo una Mantova “in fiamme” e preda della paura, non aiuta né a comprenderla, né a gestirla, salvo ipotizzare scelte “drastiche” già viste all’opera con altri treni in altre epoche; alle problematiche cittadine è desolante che si debba aggiungere anche l’esuberanza di neofascisti in cerca di visibilità e di sale pubbliche ottenute giocando a nascondino con sé stessi.
Pochi anni fa alcune sigle “di copertura” di movimenti politici di estrema destra chiesero sale pubbliche in città ma, una volta scoperti, vennero loro revocate: lasciamo il beneficio del dubbio all’attuale amministrazione comunale che ha già lasciato una sala pubblica ad un movimento politico neofascista come Forza Nuova per poi negarli ad una associazione dalla chiara appartenenza come Thule, auspicando che gli spazi pubblici non vengano più concessi a chi diffonde intolleranza e si rifà alla storia dei fascismi europei.

Non siamo così scriteriati da lanciare un “allarme fascista” ma, visto che carnevale è finito, fa bene a tutte e tutti sapere che sotto abitini ripuliti ci sono sempre le solite quattro camicie nere.

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