Faccette nere

Negli ultimi dieci anni Mantova ha registrato un fenomeno curioso: nella marginalizzazione dei partiti di estrema destra sono nate e morte diverse sigle che hanno provato a costruire un radicamento giovanile neofascista, in diversi casi cercando di nascondere la matrice più marcatamente politica. Dall’associazione Terra e Popolo all’entrismo in Fiamma Tricolore, dalla scissione di Blocco Studentesco al gruppo Mantova Skinheads, dalla fanzine de l’Intollerante al tentativo di ricreare una Casapound mantovana fino all’ultimissima trovata: una associazione culturale “apolitica”, Extrema Ratio. Erano in pochi anni fa e, con un naturale ricambio generazionale, sono ancora oggi un gruppetto di ragazzi perlopiù della bassa mantovana e dell’hinterland. Sul loro sito non c’è nessun riferimento a fascismo/nazismo ma, anche alla voce “chi siamo”, sembra sia stata operata una forzatura nell’omettere tutto il frasario neofascista che invece non nascondono su altre pubblicazioni.
Il loro tornare sulla scena è altrettanto curioso: ad un anno dai volantini “contro il degrado e contro le moschee” in zona stazione (il cui testo è apparso poi come volantino di Forza Nuova un mese dopo), in cui nel frattempo hanno prodotto scritte sui muri della città inneggianti all’odio razziale, al fascismo e ad un imprecisato “anticomunismo”; in forma privata hanno inoltre organizzato una festina estiva di autofinanziamento per sostenere l’ex terrorista nero Concutelli nel suo ergastolo.
Dopo mesi di silenzio le faccette nere ci riprovano dunque presentandosi ripuliti come “associazione culturale” e organizzando un evento in una sala pubblica in cui discutere di “degrado e sicurezza”. Viene da chiedersi perché un gruppetto di neofascisti della bassa e dell’hinterland abbia così a cuore la zona della stazione ferroviaria del capoluogo, la risposta è semplice: per provare a raccogliere qualche simpatizzante occorre pescare nel malcontento e nella paura, fomentandola se caso; un gioco che ha fruttato molto alla Lega Nord in passato e che i ragazzi sperano di ripetere (così ha provato a fare anche Forza Nuova mesi fa). La delicata situazione dell’area della stazione merita attenzione, ma soffiare sul fuoco dell’intolleranza, dipingendo una Mantova “in fiamme” e preda della paura, non aiuta né a comprenderla, né a gestirla, salvo ipotizzare scelte “drastiche” già viste all’opera con altri treni in altre epoche; alle problematiche cittadine è desolante che si debba aggiungere anche l’esuberanza di neofascisti in cerca di visibilità e di sale pubbliche ottenute giocando a nascondino con sé stessi.
Pochi anni fa alcune sigle “di copertura” di movimenti politici di estrema destra chiesero sale pubbliche in città ma, una volta scoperti, vennero loro revocate: lasciamo il beneficio del dubbio all’attuale amministrazione comunale che ha già lasciato una sala pubblica ad un movimento politico neofascista come Forza Nuova per poi negarli ad una associazione dalla chiara appartenenza come Thule, auspicando che gli spazi pubblici non vengano più concessi a chi diffonde intolleranza e si rifà alla storia dei fascismi europei.

Non siamo così scriteriati da lanciare un “allarme fascista” ma, visto che carnevale è finito, fa bene a tutte e tutti sapere che sotto abitini ripuliti ci sono sempre le solite quattro camicie nere.

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