L’Istituto Luce non è più quello di una volta.

Solo pochi settimane fa avevamo smascherato le faccette nere di Mantova, il gruppetto di attivisti di estrema destra del mantovano (perlopiù della bassa) che si stavano ri-presentando nel capoluogo, ripuliti dai soliti riferimenti neonazisti, nelle vesti di una “associazione culturale giovanile” dal nome Extrema Ratio (quilapprofondimento del comitato). Ottenuta una sala pubblica dall’amministrazione Sodano che toglie e concede sale ai neonazisti a piacimento, gli attivisti dell’associazione hanno creato un evento sul degrado/sicurezza. I “ragazzi” all’evento, per dimostrare che sono apolitici e legati solo all’amore per la comunità, si sono portati un dirigente di Forza Nuova e, guarda caso, pure Terminator De Marchi, il consigliere che ormai non è benvoluto manco nella sua coalizione. Il pezzo clou dell’evento è stata la proiezione di un documentario. Tralasciando ogni commento sulla qualità “tecnica” del prodotto video, che riassumiamo nel titolo dell’articolo, forniamo una “guida” alla visione di questo capolavoro della propaganda littoria.

Il video si apre con una immagine dello skyline di Mantova in fiamme: non per gli incendi dolosi del Parco del Mincio o per i problemi ambientali del polo chimico o ancora per le infiltrazioni mafiose della criminalità organizzata, ma per una “emergenza criminalità” che si concentrerebbe tutta nella zona della stazione ferroviaria e che sarebbe causata da kebabbari, clienti di kebabbari, “finti” profughi e via così.
Il conduttore del documentario è uno dei bravi ragazzi dell’associazione (vedi foto): ex candidato per la Lega Nord a San Benedetto Po, non ha mai nascosto il suo credo fascista nella musica e nell’attivismo politico; dall’emozione di realizzare il video non si ricorda le parole e legge l’introduzione da un foglio con fiero sprezzo dell’italica sintassi. Si parla di una città in balìa di orde di barbari che non si sono integrati ma a corredo delle parole vengono fornite immagini di migranti di passaggio in zona, di alcune donne con le borse dello shopping e le gradinate della stazione semivuote. Date le eccezionali circostanze, spiega il conduttore nell’introduzione, Extrema Ratio ha voluto raccogliere le voci di chi vive ogni giorno sulla propria pelle quella situazione: segnatevi questa frase perché ne vedremo delle belle.
Al minuto 2.00 la prima intervista: un barista della zona che da anni lavora lì e che si lamenta del degrado degli ultimi anni. Suona strano che il primo intervistato, che fornirà anche altri contributi, sia il padre del conduttore del documentario, forse è soltanto un caso.
Subito dopo appaiono le prime schermate dei quotidiani locali: vengono presentati i titoli sensazionalistici che dipingono scenari di guerra, le cui date denotano una cadenza poco frequente, al più mensile, e che calcano la mano sulla etnicizzazione dei reati: non si sono stati casi di scippi, rapine o peggio, ma di risse e ubriachezza, fenomeni significativi che popolano anche la movida del parallelo Corso Vittorio Emanuele anche se questo questo, ovviamente, non fa notizia.
Al minuto 3.00 viene intervistato un tassista della stazione: dice di vedere che c’è ubriachezza e qualche situazione difficile ma che la sua categoria nonè mai stata colpita da atti criminosi anche se, secondo lui, è solo questione di tempo.
Al minuto 4.00 entra in scena il proprietario del negozio Fantasy che, stimolato da una domanda (anche questa grammaticalmente “ardita”) che contiene più di una risposta, spiega che mettere troppi negozi etnici vicini crea problemi anche perché, essendo di nazionalità diverse, si rischia che nascano “rivalità” tra i gestori (una risposta sincera ma che merita il premio per la più fantasyosa). Più avanti nel video parlerà di risse continue come se parlasse di scontri tra elfi e orchetti.
Uno dei momenti “clou” del video arriva al minuto 7.00 quando viene intervistato un giovane che, così dice, passa spesso di : a guardarlo bene pare, che caso, proprio un ragazzo di Cerese, dalle note simpatie neonaziste, bassista della band nazi-rock del conduttore del documentario; è infatti l’unico che dà risposte precise e, sebbene demagogiche, con una chiara impronta politica. Nella foto si può vedere la coppia del video ritratta in un momento “da bravi ragazzi”.
All’ottavo minuto entra in campo la proverbiale “anziana impaurita”: forse sbagliamo ma  sembra proprio la nonna del conduttore del video. Gli fa eco il barista-papà che dice che ha visto risse e scambi di droga.
Al minuto 11.00 scende in campo il presidente dell’associazione: giovane naziskin della bassa con un curriculum di provocazioni bello ampio e che ricordiamo nella immagine a fianco mentre, all’interno di una festa per raccogliere fondi per il terrorista Concutelli, gioca al lancio del tronco con i camerati (sembra uno stereotipo da sketch di Caterina Guzzanti ma è proprio così…). Il presidente racconta che volevano intervistare la proprietaria della tabaccheria “la casa della pipa” ma che la signora, già nota per le raccolte firme anti-degrado, “è esasperata dalla situazione in cui non viene fatto nulla per i cittadini” (lo dice lui con parole sue, non lei).
Subito dopo il barista, in un’altra clip, fa anche un paio di proposte: più illuminazione e più presenza delle forze dellordine; niente di nazista, niente espulsioni di massa come sognano i ragazzi che, nello sguardo del presidente, probabilmente ci sono pure rimasti male.
Al minuto 14.00 (e riprese) fa il suo ingresso in scena Luca De Marchi della Lega Nord: mentre il video sembrava una critica alla gestione dell’ordine da parte dell’amministrazione comunale, da questo momento in poi parte lo spot-elettorale gratuito per il consigliere padano (già riferimento politico della raccolta-firme organizzata, guarda caso, dal green bar e dalla casa della pipa). A parte la sua entrata in scena nel documentario De Marchi non dice nulla di nuovo: la colpa è dei troppi kebabbari e della politica del sindaco Sodano.
Al minuto 15.00 (e seguenti) viene intervistato Mauro Capuccetti di Rifondazione: in seguito si è appurato che gli skin si sono presentati come giovani della parrocchia all’anziano dirigente per fargli qualche domanda che, poi, è stata rimontata ad hoc, come dimostrano i malcelati tagli nel montaggio.
Le interviste del “quartiere” finiscono qui: a parte il fatto che hanno intervistato solo i negozianti italiani più compiacenti, mancano proprio le “voci” dei proprietari/dipendenti dei take away cosiddetti “etnici”.

Il resto del video poi si concentra sul tema profughi: non c’è un approfondimento su di loro, sulla loro provenienza e la loro paradossale condizione giuridica attuale di “non-esistenti” ma solo parole in libertà, con argomentazioni da bar e dati sballati, con risposte che vanno dal ragazzino che in modo innocuo dice beh servirebbe un posto sicuro dove farli stare fino a completi deliri sulla loro in-occupazione o il fatto che mangiano pane a tradimento.
Al minuto 19.00 uno degli intervistati, un Quistellese, dice una cosa condivisibile, cioè che i “profughi” dovrebbero potersi mettere al lavoro, per esempio del comune, per pagarsi il vitto e alloggio: il guaio è che per il loro status attuale loro non sono “niente”, hanno il divieto di lavorare in questo paese ed è anche per questo che poco più di un mese fa sono scesi in piazza a Mantova, solo che “Extrema Ratio” tutto questo non lo spiega perché sennò la loro propaganda non avrebbe più appigli. Il rappresentante del “comitato” di Bagnolo resta un interrogativo: da un lato sembra il più legalitario e contro la presenza di migranti/profughi ma mentre parla poi se la prende, sconsolato, con la burocrazia statale e con diverse altre cose.

Un materiale di propaganda alquanto scadente: interviste pilotate con amici, camerati e parenti, spot elettorali per il solito De Marchi e tanto qualunquismo. Pochi dati e nessun approfondimento con professionisti del settore. Dalle risposte meno “telefonate” emerge un senso di insicurezza, quello sì, realistico di cui la politica si deve occupare al più presto. Le situazioni di disagio e di scollamento sociale devono essere affrontate con serietà dalla politica: serve un ripensamento generale che va dalla creazione di presìdi sociali stabili fino alla più semplice illuminazione; un lavoro politico culturale che è mancato per anni e che, nella sfiducia, ha lasciato campo libero alle vigliaccate di propaganda, malriuscite, di quattro fascistelli e di qualche camerata cresciutello.

(Non ce ne vogliano i camerati di Extrema Ratio che poi minacciano di querela chi li etichetta come fascisti: anche Hannibal Lecter potrebbe presentarsi come vegetariano ma non è detto che siano tutti disposti a credergli )

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Una risposta a L’Istituto Luce non è più quello di una volta.

  1. Pierluigi scrive:

    ottima analisi… la aspettavo da tempo…

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